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L’attore e il personaggio

L’attore e il personaggio

ASSOC. CULTURALE BOTTI DU SHCOGGIU
PROPOSTE DI LABORATORI E ANIMAZIONI per alunni della scuola primaria e secondaria. o insegnanti.
TEATRO LETTURA DIZIONE RITMO TRAMPOLI COLORI PAROLA CORPO SCRITTURA CANTO MUSICA VOCE NARRAZIONE AFFABULAZIONE SCENOGRAFIA FIABE…
VIA VENEZIA 6 A-CARLOFORTE-ISOLA DI SAN PIETRO
tel 0781 85 70 10 cell 347 90 54 753
mail: info@botti-carloforte.it
L’ATTORE E IL PERSONAGGIO
Ricerca del personaggio come strumento per incontrare il “diverso da sé” un percorso attraverso il fare mirato alla scoperta di altri corpi e altre voci. Il laboratorio è rivolto ad un gruppo di 9 giovani di età compresa tra i 16 ed i 20 anni. Prevede 48 ore totali di lavoro suddivise in incontri pomeridiani di 3 ore ciascuno distribuiti nel periodo compreso tra il 17 dicembre 2012 ed il 31 marzo 2013.
Il calendario dettagliato verrà concordato sulla base delle esigenze della struttura.
Il progetto è diretto da:
Susanna Mannelli nata a Pistoia il 18 luglio 1959 residente a Carloforte in località Burzun s.n.
con la collaborazione di
– Marcella Pellerano nata a Iglesias il 15/08/1980 e residente a Carloforte in via I Maggio n. 4
Gioia Cambiaggio nata a Iglesias il 13/01/1980 residente a Carloforte in via Armando Diaz 22
Il laboratorio si concluderà con una dimostrazione di lavoro finale aperta. Premessa
L’esperienza ci ha insegnato che lontano dalle abitudini è possibile aprirsi all’ascolto, scoprire che il corpo possiede una sua sapienza, che sente un vero “bisogno di agire”. Sperimentarlo nel momento in cui arriva a toccare il proprio limite ci mette nella condizione di intuire che ancora qualcosa può accadere, una nuova energia apre nuove connessioni percettive e ci rende consapevoli di poter vivere il nostro corpo in modo non utilitaristico, ma dinamico e creativo. Stupirsi è aprirsi all’ascolto di nuove possibilità per risvegliare la sapienza che ogni corpo possiede, a patto che sia disposto a lasciar morire una sicurezza per avventurarsi in ciò che non conosce perché frequentare il conosciuto crea abitudine, e l’abitudine frena qualsiasi impulso alla ricerca.
Cercando e incontrando il “diverso da se”/personaggio si presenta l’esigenza della “relazione” tessuto di comunità, cioè quell’attitudine sana dell’individuo a capire che il diverso non è mai o quasi, giusto o sbagliato, ma semplicemente diverso, quindi nuovi paesaggi da incontrare, strade da percorrere, storie da ascoltare, che rendono mai scontato il nostro vissuto. L’azione fisica come strumento di consapevolezza.
Siamo portati a pensare l’uomo come entità duale, fatta di corpo e pensiero, con relative funzioni che appartengono all’una o all’altra categoria. Concetto che tende a semplificare di molto la complessità percettiva dell’individuo.
Spesso però quelle funzioni che sembrano
appartenere alla sfera del pensiero come le emozioni, sono “ammaestrabili ” attraverso mirate azioni fisiche, o al contrario funzioni che sembrano appartenere al corpo possono nascere da un pensiero. “Prima di una piccola azione fisica c’é l’impulso. Qui é il segreto di qualcosa di molto difficile da captare perché l’impulso è una reazione che comincia sottopelle e che è visibile solo quando è già diventato una piccola azione. L’impulso è così complesso che non si può dire che appartenga alla sfera unicamente corporea” (J. Grotowski, C’etait une sorte de volcan, cit, p. 99) ed è proprio quell’impulso che dobbiamo trovare nel corpo per dar vita ad un’ azione che non sia pensata ed eseguita come un puro progetto estetico ma sia forma e contenuto di un futuro carattere. Per questo è opportuno un training fisico che alleni il corpo e lo renda abile, in modo che possa tradurre gli impulsi in espressività per sperimentare la libertà di essere qualcun altro. Da questa premessa nasce la nostra proposta di laboratorio sul personaggio e sulle sue potenzialità espressive. Il lavoro si articola in tre fasi.
Prima fase:
La propriocezione ovvero la percezione del sé.
E’ una fase esplorativa in cui i partecipanti vengono guidati attraverso esercizi specifici a portare l’attenzione sul sé, ad ascoltarsi, a “sentirsi” respirare, a ricercare l’impulso alla base di ogni azione attraverso un percorso che li porti gradualmente a identificare il movimento essenziale. Prima di iniziare qualsiasi percorso creativo è molto importante la consapevolezza di ciò che sappiamo di quali strumenti si hanno a disposizione e quindi avere coscienza di “chi siamo” per poter scoprire chi potremmo diventare.
Gli esercizi proposti sono di vario tipo, camminare con l’attenzione sul respiro, o visualizzare l’impronta del piede sul pavimento per capire come distribuiamo il peso, l’identificazione e ampliamento della nostra “forma- azione”, attraverso strutture che partendo da movimenti elementari risveglino una qualche consapevolezza sopita nel corpo. Seconda fase:
Tecniche specifiche di training attoriale fisico e vocale.
In questa seconda fase si entra nello specifico del lavoro attoriale. Lo strumento dell’attore è il corpo-voce. Una volta identificato il punto di partenza è necessario allenare il corpo e la voce alla molteplicità delle espressioni. In questa seconda fase diventa di fondamentale importanza oltre alla propriocezione, la percezione dello spazio, del gruppo, delle relazioni. Un attore anche quando fa un monologo non è mai solo, è in relazione ai suoni, agli odori, agli oggetti, al flusso vitale dell’insieme che coinvolge anche il pubblico. Esistono varie tecniche per allenare il corpo a superare i propri limiti e scoprire altre potenzialità, strutture rigorose in cui i movimenti più semplici devono essere compiuti con grande precisione, ma non in modo meccanico, e sempre in relazione agli altri, training vocale guidato alla scoperta di vari risuonatori, che danno a chi partecipa la possibilità di stupirsi di se stesso ed affinare sempre più gli strumenti rudimentali appena scoperti.
Terza fase:
Tecniche, esercizi e strutture che stimolano la creatività. Contrariamente a quanto molti pensano la creatività è una qualità acquisibile affinando la capacità di essere presenti attivi e recettivi nell’osservare l’insieme delle cose. Basta un piccolo cambiamento del punto di osservazione per vedere qualcosa che stimoli l’atto creativo.. Se ci troviamo davanti un foglio bianco è difficile non farsi cogliere dalla vertigine del riempimento, ma se proviamo a strapparne i contorni e lo osserviamo ecco che quella forma astratta e irregolare per associazione ci stimola altre forme che andranno a decorare quel foglio. In questa terza fase l’obiettivo è “strappare i contorni del foglio”, E’ molto utile proporre delle suggestioni che invitano a mettersi in gioco ed evitano l’imbarazzo e l’inadeguatezza. Semplici azioni minime possono essere punto di partenza per improvvisazioni di gruppo e individuali che saranno in seguito strutturate per individuare una nuova drammaturgia con la quale il gruppo
confronterà.
Tecniche proposte
Prima fase
Spazio armonico con propriocezione. Scanning.
Sono esercizi per percorrere lo spazio mettendo l’attenzione su vari elementi via via indicati dall’operatore. (respiro, posizione degli arti, impronta del
piede, posizione del bacino etc)
Ricerca e rottura della neutralità.
Una serie di esercizi per trovare la neutralità, cioè un assetto in cui il corpo- voce è semplicemente “presente”senza alcuna intenzione o atteggiamento particolare.
SI
Identificazione e ampliamento della propria forma. Passaggio dalla propria forma alla neutralità.
Nascita-Evoluzione
Un percorso guidato che partendo dalla posizione fetale porta
gradatamente il corpo a riscoprire i movimenti più primitivi, per arrivare
attraverso vari passaggi alla posizione eretta con una maggiore
consapevolezza della dinamica del camminare.
Training vocale
Sperimentazione e esplorazione delle potenzialità vocali di ciascuno per la ricerca à nuove
sonorità espressive.
Seconda fase
Watching
Una serie di azioni fisiche che determinano spazi geometrici da percorrere in cui è fondamentale il “guardare” per sapere sempre in che posizione siamo rispetto agli altri e al leader (guida dell’azione). Il leader ha il compito di capire il momento per passare da un’azione all’altra, tenendo conto dell’energia del gruppo in modo da guidare senza strappi l’intero lavoro
-Four corners
E’ un percorso compiuto da quattro persone alla volta lungo i quattro lati e le
due diagonali
i un quadrato. Si devono seguire delle regole
di percorrenza con sequenze di entrata ed uscita dal percorso stesso
e rispettare le precedenze nei momenti in cui ci si incrocia. E’ fondamentale tenere un ritmo comune e essere sempre in relazione agli altri.
Listening
E’ una struttura composta di più fasi che hanno un crescendo. Dall’ascolto della semplice respirazione si passa a trovare una vibrazione sonora “ascoltando” lo spazio, passando poi da un lavoro individuale a una ricerca e a un ascolto di gruppo creando incontri armonici e ritmici con spazi aperti di ricerca e improvvisazione da cui possono anche scaturire dei canti per tornare poi fase dopo fase all’ascolto del respiro.
Tensegrity il viaggio
Si tratta di una serie di passi da eseguirsi con precisione che concentrano l’energia del corpo differenziando il movimento della parte superiore e di quella inferiore del corpo stesso.
Esercizi sulla fiducia
Una serie di proposte che comprendono esercizi a occhi chiusi, e cadute in cui è fondamentale affidarsi a un altro o al gruppo intero..
Plastics
E’ un lavoro sulle articolazioni, mirato a trovare i limiti e le possibilità di ognuna. Racconto agito. Lavoro sulle qualità del movimento.
Attraverso racconto di un leader che agisce con il gruppo si sperimentano tutte le qualità del movimento (pesante-leggero, diretto-indiretto, lento-veloce)
Terza fase
– Il fotogramma. La struttura delle quattro possibilità (in piedi, seduti, sdraiati, Si tro
ndo).
cambio posto rotolachi creativi mirati alla traduzione in racconto di azioni di
i tratta di una serie di
gruppo spunto di improvvisazioni e azioni collettive.
Il dipinto
Si tratta di fare delle improvvisazioni individuali o collettive prendendo spunto da un dipinto o da un’immagine che sia in qualche modo evocativa.
Il gioco del beat
Si tratta di un gioco in cui lo spunto d’improvvisazione parte da un intreccio di movimenti legati ciascuno a un suono che possono avere un tema e un’ambientazione specifici.
– La cornice
E’ un gioco per sperimentare il passaggio dalla neutralità al personaggio con l’aiuto di una cornice vuota. Dentro la cornice si entra nel diverso da sé, nel personaggio,fuori dalla cornice si ritorna alla neutralità

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