
Dall’isola, dell’isola, di una penisola 2004
VIII edizione
CARLOFORTE.Le strade, le piazze e i giardini per tre giorni come un grande palco a cielo aperto. Si è conclusa sabato sera l’ottava edizione della rassegna internazionale di musica, cinema, teatro e danza «Dall’isola dell’isola di una penisola» allestita dall’associazione «Botti du Shcoggiu» nell’antico centro dell’isola di San Pietro. E’ la parte a nord del paese ad essere invasa da centinaia di persone. Artisti, musicisti, abitanti e turisti di tutte le età. Una zona della città scelta non a caso. Il quartiere è quello delle «Casinee», nella Porta Leone, il confine fra l’antica Carloforte e la nuova a rappresentare la varietà spazio-temporale della manifestazione con le sue storie antiche che pescano a piene mani da leggende popolari alle sperimentazioni musicali, fino alle proiezioni di cortometraggi futuristici.
La musica, onnipresente, fa da collante. Emozionante esibizione live giovedi a mezzanotte in punto nei Giardini di note. E’ ancora l’incontro fra il vecchio ed il nuovo che porta sullo stesso palco l’affermato ed eclettico Antonello Salis ed il giovane Paolo Angeli, rispettivamente fisarmonica alternata alla tastiera e chitarra sarda preparata (che appare come una chitarra classica con la postura da violoncello, ma si può suonare contemporaneamente come basso e sitar, nonché come percussione comandata da pedali e pistoni da pianoforte». Una esibizione impregnata di improvvisazioni e citazioni, dai Beatles a Morricone, in cui i due artisti danno il meglio suonando buste e bottiglie di plastica, filtri per i lavandini e quant’altro come fossero veri e propri strumenti.
Ma la serata di giovedi era iniziata ben prima con la parata dei Bandiga. Musica dei Balcani e yddish per i dieci musicisti provenienti da tutta l’Italia ed i loro ottoni tirati a lucido. Partiti dalla piazza, sono giunti fino a Porta Leone prima di lasciare spazio alla compagnia del Teatro dei due Mondi e alla loro rappresentazione «Oriente», storia di contadini in lotta per la sopravvivenza, messa a rischio dall’imperatore tiranno e dalle sue guardie, che dei suoi nemici vuol fare un solo funerale. Buona performance per la compagnia di Faenza nella rappresentazione eseguita per metà su alti trampoli e accompagnata da effetti speciali. Non manca la danza nella Carloforte d’arte. E’ lo statunitense trapiantato a Marsiglia Frey Faust a far emozionare con le sue danze. Balla da solo sul grande palco nero colorato dal bianco della carta igienica, che lui stesso srotola e lancia sul pubblico per poi tornare sulla scena e avvolgersi coi fiori che adornano il costume.
Concludono la serata gli Andhira nella loro personalissima migrazione nomade, in cui il pianista Luca Nulchis fa da Cierone di un viaggio a metà fra racconti musicati di storie leggendarie del settecento e un tributo a Fabrizio De Andrè, con alcune delle pagine più celebri del cantautore genovese magistralmente rivisitate.